Il borgo di Santo Jacopo nel secolo XVII:
scritti e testimonianze di un copista del Seicento

Vista del borgo (1728)

Il lavoro di ricerca procede con la pubblicazione di alcune testimonianze estratte da "La Lucania sconosciuta" del Mandelli. Diverse pagine del volume seicentesco assumono un grande rilievo storico e permettono di conoscere ulteriormente la vita civile e religiosa della San Giacomo seicentesca, suffragando, in vari punti, diverse notizie riportate all'interno del Liber Baptisimalis in fase di pubblicazione per la ferma sollecitudine e per l'interesse particolare del Rev. Don Agnello Forte. In altri termini, alcune glosse che, nel secolo XVIII, vennero 'registrate' sul libro battesimale trovano un chiaro riscontro altresì nell'opera del Mandelli, tuttora conservata presso la Biblioteca Nazionale di Napoli 1. E' stato possibile conoscere ulteriormente la struttura urbanistica del borgo, riscoprendo antichi siti rurali, palazzi, fontane e, soprattutto, le dieci chiese ubicate intra ed extra moenia. Il Castello, infatti, nel secolo XVII racchiudeva all'interno della sue mura, oltre alla chiesa parrocchiale, altre nove cappelle: quattro all'interno del paese, cinque fuori dall'abitato. Alcuni di questi luoghi di culto sono scomparsi nel corso dei secoli, come la stessa confraternita del Rosario che nel XVII secolo si presentava "con commodità di due campane, organo e statue di relievo della Madonna" . Per quanto concerne la struttura architettonica della chiesa madre, il frate offre ulteriori e utili ragguagli, presentando un edificio dallo stile orientaleggiante con anteposto nartece, aula monoabsidale con tre navate divise da colonne, nicchia terminale e "intempiatura di legname lavorato e scorniciato con architrave di legno lavorato e indorato" . Particolare attenzione è riservata agli altarini e alle cappelle gentilizie che un tempo ornavano l'edificio sacro. Nel Seicento, erano state già edificate le cappelle dell'Annunziata, dell'Assunta, dello Spirito Santo, dei Morti, della Visitazione, della Concezione, del Carmine e della Santa Croce di casa Castella. Altre due cappelle, quelle di San Biagio e dell'Addolorata, furono erette, rispettivamente, nel 1648 e nel 1744.
Degni di menzione, ancora, sono i riferimenti al Capitano del Castello che amministrava la giustizia, al tribunale cittadino e ai vari statuti che regolavano i rapporti tra la corte baronale e l'Università cittadina. Quest'ultima, nel '600, era amministrata da un Sindaco, quattro eletti e dal Cancelliere, tutti nominati e riconfermati dal vecchio consiglio e, soprattutto, da un 'parlamento' civico.
Parte centrale del borgo, la zona limitrofa alla chiesa madre si andò lentamente sviluppando nel corso dei secoli. Un edificio sacro votato al culto di San Giacomo Apostolo, un palazzo baronale (Palazzo Mazzacane), una confraternita, ospedali e case di ricovero, cappelle minori, una maestosa fontana edificata nel 1593: sono gli elementi urbani che ricompongono l'immagine di un antico casale, simboli supremi di un processo di crescita politica e religiosa che interessò il paese nel periodo rinascimentale. Lo spazio aereo dell'area urbana era utilizzabile; molti anditi e luoghi privati vennero coperti mediante arcate tipiche dell'urbanistica cinquecentesca. Ciò conferma l'ipotesi di un antico castrum residenza di duchi e baroni, mentre si può supporre che buona parte della struttura paesaggistica fosse caratterizzata da quei passaggi a budelli coperti e contigui agli antichi palazzi nobiliari. Il Rinascimento è proprio questo: lo sbocciare del "Multiversum dell'uomo" e, per dirla con Bodei "la festa delle sue possibilità appena dispiegate, la prova che il 'nuovo', in tutte le sue sfaccettature, è possibile e realizzabile" . Vi sarà, dunque, un nuovo Rinascimento?

"Il detto Castello sta situato tra due colline, una chiamata il Tempone Verrone e l'altra la Fabrica. Dentro dell'abbitato d'esso Castello vi è una fontana d'acqua viva guarnita con pietre di taglio, dalla quale per tre canaloni a mascaroni versa continuamente acqua fredda e d'ottima qualità. Fuori ancora del detto abbitato vi sono diverse altre sorgive d'acqua medesimamente ottima, fra le quali ve ne sono due che comunemente si servono per uso di lavare et annaquare giardinetti, una chiamata il Vallone e l'altra la Fontana Silvana, e l'altre in maggior distanza stan disperse in diversi luoghi, nascendo da falde di montagna di pietra viva, tra il distretto di detto Castello di San Giacomo […]. L'abbitato di questo Castello è di figura quasi tonna, diviso in più stradette sassose e pendenti. Le sue abitazioni sono tutte di fabrica e coverte a tetti, la maggior parte a due ordini, et anche a tre, aperto da ogni lato, non avendo mura che lo circondi.
L'abbitatori di questo castello, seu casale, secondo la fede fatta dal Governo d'esso, fol. 169, sono numero 200, cioè di commune numero 150, di minor età numero 50, e nella medesima fede si dice che siano fuochi numero 40. Però dagli esperti fu riferito che siano, tra grandi e di minor età, incluse alcune famiglie de' forestieri, ch'al presente abbitata anime numero 500, fra quali vi è la commodità di più artisti, essendovi due ferrari, uno mastro d'ascia, uno scarparo, uno barbiere, due cositori, uno maestro di scola forastiere, uno medico, due dottori di legge, uno ecclesiastico e l'altro secolare. Non viè commodità di chianca né speziara medicinale, atteso ne' loro bisogni d'infermità si servono de' medicamenti in S. Lorenzo della Padula o nella città di Diano. Delli detti cittadini ogn'uno possiede la sua abitazione, chi più e chi meno. Possedono animali vaccini e bovini, pecore, capre e porci. Possedono ancora vigne, pochi oliveti, cerzeti e cerreti, et anche pochi ortolizij de' quali in tempo d'inverno hanno la commodità di qualche verdura, però nell'estate ne stanno privi, e se ne provedono dalla Padula e Sala. Questi poi nelle loro case tengono le loro commodità casarecce all'uso del paese. La qualità de' quali è l'essere quasi tutti bracciali, che vivono con le proprie fatighe, in coltura de' campi e in custodia d'animali. Solo cinque famiglie vi sono che vivono col proprio havere e con l'industrie che fanno. Comparono tanto gli uomini quanto le donne all'uso del paese. Le donne si trattengono al tessere, filare et altre masseriziedi casa, com'anche all'esercizio di campagna in servizij alieni per aiuto delle loro famiglie, al meglio che possono.
Si gode nel sito di questo Casale aere d'ottima qualità, mantenendosi quivi gli abbitanti di buona salute, essendoci state persone gionte all'età d'anni 90 in circa, godendosi terminata veduta di montagne, la veduta del Vallo con le montagne della Padula. Confina il distretto seu pertinenze di questo Casale con il luogo chiamato la Rapetella, la Crocevia con il Tempone Verrone, iusta li loro privilegij e capitoli, il qual distretto comprende poca qualità di territorio, dove esercita giurisprudenza il loro Capitano, quale s'eligge dalla Ducal Corte, al presente va unito con detto Stato.
L'Università di detto Castello sta ad acqua ed erba commune con tutti li territorij del Stato e vive per capitoli, esigendosi per ciasched'uno bracciale ducati 7.1, per ogni artista docati 8, per ogni pastore, capraro o vaccaro, che stanno a servizi alieni, 8 a testa. Esigono ancora da chi possiede stabili, come vigne, territorij ed animali. Dalle vigne esiggono carlini 6 per migliaro di viti. Da territorij un carlino per tomolo, e per li bovi s'esigge carlini 7 per ciasched'uno e carlini tre per ogni vacca. Per animale somarino carlini 6, per ogni centenaro di pecore o capre carlini 30; per ogni scrofa grana 7 ½. Dall'affitto della Mastrodattia e Difesa chiamata la Rupe dell'Elice, che sono d'essa Università, annui docati 18 in circa. La quale esazione importarà da docati 600 l'anno in circa, col qual denaro mantiene li seguenti pesi, come corrieri, orologgio, squadre, assegnatari di fiscali, provisione d'esattori, di cancelliero, di sindico, di chi forma il catasto, rationali di conti, medico, barbiere, giurato, predicatore, grana a fuoco per la Regia Cassa Militare, affitto di casa per commodità de' forastieri, ed altri pesi con li quali va in corrente.
Si regge e governa l'Università di questo casale da un Sindico, quattro eletti e Cancelliero, quali si nominano dal Governo vecchio e con publico parlamento fra detti paesani si confirmano. In quanto poi allo spirituale, dentro del suo abbitato vi è la chiesa madre sotto il titolo delli Santi Filippo e Giacomo, quale consiste in un vase di mediocre grandezza, coverto a tetti con intempiatura di legname lavorato e scorniciato, con suoi scompartimenti. In testa vi è il suo altare maggiore con custodia grande di legname indorato, e cona anco di legno lavorato, con statue a destra e a sinistra d'essa custodia, una rappresentante la Beatissima Vergine con Bambino in braccio, e l'altra di San Giacomo indorate e pintate. Sopra del quale altare maggiore viè l'architrave di legno lavorato et indorato, con crocifisso di rilievo e pottini negli angoli d'esso anche indorati. Dietro del quale vi è il coro coverto mediocremente d'intempiatura, suoi sedini di noce semplicemente lavorati. A destra del quale vi è la sagristia coperta a lamia, dove vi sono i suoi stipi e bancone di noce per conservare l'utensili necessarij, come di pianete e paliotti di tutti i colori, camisi, tonacelle et altro; have medesimamente croce, ingensiero, navetta, calici, patene, pisside, sicchietto ed aspersorio, due lampe, ogni cosa d'argento. In esso si conserva la reliquia di San Giacomo ed altre reliquie, quali stan riposte dentro un reliquiario d'argento. Vi sono in detta chiesa dieci cappelle sotto il titolo di diversi Santi, con loro cone semplici, due delle quali sono indorate. Quali cappelle sono tutte patronate, cioè quella dell'Annunciata è della famiglia di casa Lepori, l'altra dell'Assunta è della famiglia d'Elia, l'altra di Santo Spirito della famiglia delli Curci, un'altra del Monte delli Morti è della famiglia Cerbo, un'altra della Santa Visitazione è della famiglia delli Monaci, quella della Concezione della famiglia Romano, quella del Carmine della famiglia delli Maroni, l'altra di Santa Croce con statue di rilievo indorate della famiglia Castelli, finalmente quella di San Biase guarnita di stucco dall'Università suddetta, e vi si fanno le feste secondo i giorni de' Santi. Have la sua fonte battesimale, pulpito, organo, confessionarij, campanile con quattro campane ed orologio. E' governata la detta chiesa da un Arciprete, quale s'eligge secondo i mesi che vaca da Monsignor Vescovo di Capaccio, sette sacerdoti partecipanti e dieci clerici. Tiene d'entrata che pervengono da decime, territorij ed altri emolumenti da docati cento in circa l'anno. Dentro dell'abbitato d'esso Castello vi sono altre n. 4 cappelle sotto il titolo di diversi Santi, nelle quali vi si celebra la festa nelle loro giornate ed altri giorni secondo la divozione de' cittadini. Solo in una, del SS.mo Rosario, viè la commodità di due campane, organo e statue di rilievo della Madonna, ove vi è la Confraternita del SS.mo Rosario. Fuori poi del detto abbitato vi sono altre cinque cappelle sotto il titolo di diversi Santi. Vi si celebra in ciasched'una la festa ogn'anno. Le dette non tengono commodità d'apparati ma si servono di quelli della chiesa madre. Quali cappelle son governate dal medesimo clero detto di sopra, come anche le soddette dentro l'abbitato.
In detto Castello di San Giacomo il Barone vi tiene la commodità del palazzo consistente in un cortiglio a stato misto, dal quale per grada di fabbrica s'impiana in una sala, due camere e cocina, e sotto stalla, carcere; quali stanze sono abbitabili e l'altro quarto, a man destra del cortiglio, sta quasi diruto. Con le cose suddette vi possiede il barone le prime, seconde e terze cause, cioè per le seconde cause al Governatore di Diano e poi le terze cause al giudice deputato alle seconde cause dello Stato di Diano, che sono le terze con giurisdizione, per quanto contiene il loro distretto delle cause civili e criminali, mero e misto imperio cum gladij potestate; le quattro lettere arbitrarie ed latro che in virtù de' suoi privilegij li spettasse con l'infrascritti corpi. Per la Portolania, vista la fede del Governo di San Giacomo e i conti d'erari, coacervate le rendite, si porta da noi per docati 155. Per la piazza di dentro che consiste nell'esiggere da' forastieri che vengono a comprare o vendere, esiggendosi dalle vettovaglie a ragione di tornesi 3 a tomolo, e delle robbe che si vendono a prezzo a ragione di grana 3 per docato, coacervate le partite dei diversi anni si portano per annui docati 8.4. Per l'affitto delle forna, nelle quali dissero gl'esperti che l'olim padrone vi possideva il jus prohibendi, per levare le liti la detta Università si transigì per annui docati 45, e che al presente ne pagano annui docati 50, e sono remasi liberi questi terrazzani di cocersi il pane dove li piace. Da noi si porta per docati 50. Per la concessione fatta dalla Ducal Corte a beneficio d'essa Università d'un territorio che al presente chiamano il largo di Mont'Oliveto, sito fuori dell'abbitato e dentro il loro distretto, coacervate le rendite, da noi si porta per annui docati 5.
Velagni
Per il prezzo dei velagni seu aini soprastano nel detto Casale, essendo obbligato ogni patronale che tiene massaria di pecore dare a beneficio del padrone un agnello ogn'anno, coacervate le rendite per anno si portano, tra più e meno, per annui docati 12.1.17 1/3.
Censi minuti
Li detti censi minuti s'esiggono in detto Casale, come dissero l'esperti, per ragion di suolo, esiggendosi grana 7 ½ […]; s'esigge ancora una gallina valutata in denaro grana 20 e n. 10 uova valutate grana 2 ½. Coacervate le partite di detta rendita, si porta per docati 60.
Proventi civili
Li proventi civili degl'animali dannificanti in detto Casale si dice nella fede del Governo d'esso, fol. 86 a tergo n. 3, che consistono nell'esazione di grana 3 a pezzo sin dal n. di dieci e di dieci in su, ancorché fussero centenaia, si paga un carlino a morra; la qual rendita dicono essi del Governo che sia incerta e di pochissimo frutto. Coacervate le rendite si porta per annui docati 1.1. 16 2/3.
Adoha di Castelli

La detta adoha si possiede sopra il molino chiamato Sotto le Costarelle e si possiede dagl'eredi del quondam Agostino Castelli per concessione che dissero gl'esperti fattali dalla Ducal Corte, e che per detta corrispondono ogn'anno tomola 10 di grano. Da noi si porta alla medesima summa d'annue tomola 10 di grano, quale valutato alla ragione di carlini 7 il tomolo, come per il Molino del Conte in Diano e come il Molino della Foce in S. Arsenio importano le dette tomola 10 annui docati 7.
Prato di Chirico
Per il territorio per uso di prato di capacità di tomola 20 in circa sito in territorio di Diano e pertinenze di Sassano e proprio dove si dice il Prato di Chirico, confina con li beni della cappella di Santa Croce ius padronato della famiglia Castelli, strada publica che scende al ponte di Silla ed altri confini, fol. 114 etc., nella fede del Governo d'esso Casale e da conti d'erari si depone per annui docati 6. Coacervate le rendite da noi si porta la medesima summa 6.
Terraggi in grano

Li detti terraggi s'esiggono per decima nel demanio. Coacervate le partite per anno, detti terraggi rendono tomola 44.1 5/6, quali valutate alla ragione di carlini 6 il tomolo, importano docati 26.2.13 ¾.
Terraggi in orgio

Coacervate le rendite, si portano tra fertile ed infertile per tomola 9.2 2/3, quali valutate alla ragione di carlini 3 ½ il tomolo, importano le dette tomola 9.2 2/8, annui docati 3.1. 6 ¾.
Terraggi in germano
Coacervate le rendite, si portano per tomola 29 ¾, quali valutate a ragione di carlini 3 ½ il tomolo, importano docati 10.0.18. Sommano assieme le suddette partite feudali annui docati 345.1.12. 5/6, quali valutati alla ragione del 2 ¾ per 100 importano il suo capitale docati 12557.0.9 ¼. Di più, per il palazzo sistente in questo Castello di S. Giacom, come di sopra si è descritto, avuto mira alla sua qualità, si valuta per annui docati 300".

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1 Cfr. F. STRAZZULLO, La Lucania sconosciuta in un Ms di Luca Mandelli della Biblioteca Nazionale di Napoli, Congedo, Galatina 1976.
2 Ibid.
3 Ibid.
4 E. BLOCH, Filosofia del Rinascimento, intr. di R. BODEI, Bologna 1981, p. 16.