La Confraternita del Rosario nel Seicento:
ricovero e casa di cura per gli indigenti del luogo

Le cappelle minori di Monte San Giacomo, tra i secoli XVI e XVII, diventarono veri e propri luoghi di sepoltura. E' il caso della cappella palatina, o confraternita, votata al culto della Madonna del Rosario, eretta sulle vestigia di un'ala dell'antico palazzo Mazzacane (oggi palazzo Marone). L'edificio venne costruito per l'interesse precipuo dell' Universitas civium e sorse nei pressi di quel luogo in cui, pochi anni dopo, il Dominus Terenzio Castella avrebbe fatto edificare la prima fontana cittadina. Al notaio Metello Castella, procuratore della congrega, si deve l'inventario «delli beni stabili et delle robbe che appartenevano al clero della chiesa». Durante gli scavi portati avanti nel secolo scorso, sui resti della chiesa cinquecentesca vennero alla luce scheletri e ossa umane di vario genere; elemento, questo, idoneo a comprovare la presenza, al di sotto degli altarini laterali, di numerose sepolture destinate agli abitanti del borgo. Alla confraternita appartenevano «una casa nel loco d.(et)to la Piazza, consistente in più membri e due botteche da sotto et uno cellaro, la quale casa la tene l'Un.(iversi)tà di esto castello, et il cellaro 'l tiene il rev.(erend)o arc.(ipre)te fine la piazza publica; una casa in d.(et)to castello la q.(ua)le sita e posita nel loco d.(et)to la Tempa […]».

Stemma della lapide (1676) fotografato per gentile concessione di Bianca Dessy della famiglia Marone

Nel periodo rinascimentale e nel Seicento, a molte confraternite vennero annessi ospedali e luoghi di ricovero idonei a proteggere e curare gli indigenti del posto. A partire dall'ultimo decennio del XVI secolo, infatti, si assistette ad un peggioramento delle condizioni climatiche, all'aumento dell'incidenza delle carestie e, soprattutto, al propagarsi della terribile pestilenza che indusse gli Stati a fondare nuovi organismi, anche laicali, con cui controllare e proteggere gli strati sociali meno abbienti. A Monte San Giacomo, oltre alla chiesa del SS.mo Rosario, vennero edificate diverse cappelle cum hospitale annexo: San Nicola, San Bernardino (sottoposta alla completa giurisdizione della famiglia Castella) e Sant'Antonio. La presenza di case di ricovero e hospitali, tra XVI e XVII secolo, viene ulteriormente comprovata da un'interessante lapide collocata all'interno dell'antico palazzo Mazzacane e sulla quale si legge:

Il testo dell'iscrizione

Archipresbitero Mattheo condita Cervio sum domus et miseris pauperibusque Dei - A.D.1676.

La traduzione

Sono una casa costruita per l'Arciprete Matteo Cervo e per i miseri e i poveri di Dio nell'anno del Signore 1676